LA COPPA DELLO SCANDALO!

La coppa ” Warren” con i suoi rilievi osceni, rappresenta da oltre un secolo un mistero dell’ archeologia.

Nei primi del novecento, mentre si trovava a Roma, il miliardario americano Edward Perry Warren, discendente di una famiglia di industriali del Massachusetts, acquista da un antiquario un’ opera in argento con rilievi spudoratamente pornografici.

Warren non è un collezionista qualsiasi: ha studiato a Oxoford, dove ha stretto un legame intenso con Marshall.

I due animano una conventicola di uomini amanti dell’ arte e del lusso, omosessuali, sono entrambi esperti di archeologia e stipulano, con il direttore del Museum of Fine Arts di Boston, un accordo per acquistare, per conto di quell’ istituzione, opere in giro per il mondo.

La coppa rappresenta il reperto più amato, quello che Warren chiama ” il mio Santo Graal”, un’ affermazione decisamente blasfema se osserviamo le figure in rilievo; da una parte un uomo barbuto che consuma un rapporto anale, dall’altra un adolescente e un giovane che praticano il così detto ” sesso intercrurale”.

Entrambe le scene includono letti, tessuti piegati sullo sfondo , strumenti musicali e gli uomini che indossano ghirlande di alloro, il tutto inducendo a pensare che fosse usato da un ‘élite romana culturalmente ellenizzata.

Resta misteriosa l’ origine di questa opera; Warren dichiarò di averla acquistata per circa duemila sterline e che fosse stata ritrovata nel villaggio palestinese di Battir insieme ad alcune monete che riproducevano l’ effigie dell’ Imperatore Claudio.

Fu probabilmente commissionata da un cliente romano ad un artigiano greco; un contenitore finemente cesellato dall’ interno, scolpito con figure in basso rilievo e due maniglie che sono andate perse.

Nonostante il mistero che la circonda, la coppa ha avuto una storia bizzarra anche nel secolo scorso.

Si dice essere stata ereditata dal segretario di Warren e venduta ad un collezionista americano ma rimase bloccata alla dogana e letteralmente rispedita in Inghilterra perché ritenuta per i contenuti oscena e pornografica.

Indubbiamente è uno dei pezzi più celebri del British Museum ma per ammirarlo bisogna andare a cercarlo; gli inglesi, infatti, lo celano per non urtare la sensibilità dei visitatori.

Da oggetto di curiosità si è trasformata nella perla più preziosa dell’ esposizione intitolata ” Roman Sexuality” che raccoglie la sfera sessuale degli antichi romani, suggerendo a tratti un confronto con la società post moderna.

Francesca Valleri