” AHO’ MA CHE STAI A ROSICA’?”

Si dice che un ofide si sia messo a dare la caccia a una lucciola per giorni e giorni e che la piccola si sia data alla fuga finché, coraggio alla mano, chiese se poteva rivolgergli tre domande.

” Non sono abituato a rispondere a nessuno, però siccome ti devo mangiare, chiedi pure”

Timorosa e guardinga: ” Appartengo alla tua catena alimentare?”

” No”

” Ti ho fatto qualcosa di male?”

” No”

” Dunque per quale ragione vuoi uccidermi?”

” Perché non sopporto di vederti brillare”

Caino e Abele, Iago che tramando all’ombra trasforma verità in falsità, lui essenza di malvagità e invidia che si veste di bontà agli occhi di Otello, Javert e la spasmodica rincorsa con accerchiamento ai danni di Valjen, Giotto che la dipinge con la fattezze di un’onorabile signora avida che tiene stretti a sé i propri averi mentre arde dei suoi stessi mali ( Cappella degli Scrovegni), Dante e Ciacco ” superbia, invidia e avarizia sono le tre fiamme che hanno acceso i cuori degli uomini”.

Ritratto letterario dell’invidioso perfetto è quello di Dickens nei confronti di Uriah Heep in ” David Copperfield”, mosso da avidità e falsa umiltà, totalmente succube del proprio vizio.

Letteralmente ” Guardare contro” da ” in” avversativo, tira in causa due soggetti, colui che invidia e l’invidiato, dimora nell’elenco delle imperfezioni e l’invidioso non si percepirà mai come aggressore, piuttosto vittima costretta a difendersi.

La persona invidiosa non sarà mai serena, letteralmente consumata tant’è che in romanesco chi porta invidia è detto ” Rosicone”, colui che si logora dentro!

Perchè?

Per una certa possibilità o una determinata qualità che qualcuno possiede e che invece si vorrebbe per sé e ha molto a che fare con la modalità con la quale si considera il prossimo, probabilmente anche a braccetto con l’orgoglio, quell’orgoglio che non fa tollerare che altri abbiano doti pari o superiori.

La parabola del figliol pridigo?

Il figlio maggiore parla così al padre del fratello ” …questo tuo figlio”; quale ragionamento di fondo ” io avrei meritato quello che hai dato a lui, lui l’ha sprecato”.

L’invidia è uno dei sentimenti più antichi del mondo, ” il mostro dagli occhi verdi” secondo Shakespeare, è motore e ingrediente a cominciare da ” Cenerentola” che passa il testimone a Biancaneve!

L’ invidia è veramente una brutta bestia e mentre gli altri sei vizi capitali sono stati sdoganati alla luce del sole e usciti allo scoperto, lei rimane in sordina, taciturna, quale lettera scarlatta in una società che ci vuole belli e di successo a tutti i costi; si palesa con tutte le sue più drammatiche accezioni negative che la corredano…fragilità interiore e scarsa autostima.

E proprio perché si origina dalla ferita della consapevolezza è definita l’emozione dell’inferiorità, complessa, atavica e socialmente inammissibile, più infima dell’odio e della vendetta, perennemente alimentata dalla frustrazione.

” Non si deve invidiare nessuno. I buoni non meritano invidia, per quanto riguarda i cattivi più fortuna hanno più si rovinano da soli”. ( Epicuro)

Francesca Valleri