SUMMERTIME SADNESS

Fine agosto è come l’ultimo bicchiere di vino a casa di amici, sarebbe l’ora di andarcene ma ci piace troppo restare, l’ultima storia da raccontare, l’ultimo sorso, le ultime risate prima di spengere le luci.
Le cicale abbassano il volume come a dire ” per quest’anno abbiamo dato”, il sole sembra abbia compreso che non c’è più l’urgenza di strafare e quando tramonta lo fa con l’aria di un pittore compiaciuto, una sorta di ballata che rallenta come quella dei Dire Straits in ” Brothers in arm”, le giornate sono ancora lunghe per un aperitivo in spiaggia e intanto le città tornano alla vita, si ripopolano i supermercati, carrelli con frutta, detersivi e un pacco di biscotti ” per ricominciare bene”.
Un’aria simile a quella di certi quadri di Hopper dalla luce magnifica ma che sappiamo già che prima o poi girerà l’angolo e noi facciamo finta di niente, come se niente fosse.
E’ un tempo sospeso, né pesce né carne, le valigie riposte nell’armadio ( pronte ancora per un’ultima fuga) e una manciata di sabbia ancora nei sandali, ostinata.
Chi è malinconico, chi felice per il ritorno alle piccole abitudine quotidiane.
E così fine agosto ci strappa un sorriso e una carezza, un po’ romantico , un po’ ironico, simile a un ” arrivederci” che sa benissimo di essere un ” ci vediamo presto”, una ” Lunga storia d’amore”, ” L’estate sta finendo”, l’evocazione di un amore (estivo), un ricordo intenso ma effimero, ” Era un po’ come una favola ma l’estate va e porta via con se anche il meglio delle favole…”. (Califano)

E mentre settembre è iniziato in punta di piedi ed è tempo di riprendere le responsabilità ( che non hanno stagionalità), agosto ci spalma di malinconia pari a quella della domenica sera ( prenderebbe spunto pure Leopardi) e l’estate sembra già impregnata dell’umore cupo e volubile dell’autunno e un retrogusto amaro in bocca.
Accade qualcosa di anomalo negli ultimi giorni di agosto, qualcosa che non è facile da assimilare con la ragione ma che tuttavia si fa percepire chiaramente , come un malessere informe, un mal di pancia, che fa da sottofondo agli ultimi tuffi, alle ultime serate ” mondane”, agli ultimi aperitivi sulla spiaggia, alla spensieratezza.
Accade che il tempo diventi sostanza, assumendo forma e che lo si accetti passivamente.
Ed è esattamente in questo frangente, in questa strana terra di confine fra la fine e l’inizio, che si socchiudono le imposte, non con un addio ma solo con un cenno, come si fa con un amico che si allontana.
