IL TAVOLO DA BILIARDO E IL SIGNOR 15 PALLE

Prima regola del biliardo: non chiamatelo mai “ gioco ”.

Il biliardo è uno sport, una filosofia, una passione, una disciplina, un modo di vivere, una cultura, una malattia al massimo!

Se mettete il “muso” in una delle seicento sale, che in Italia sono sopravvissute all’invasione dei barrettini con quattro slot-machine e vi capita di far due chiacchiere con una persona che maneggia una stecca …. ecco mettete da parte la parola “gioco”.

biliardo tavolo

Seconda regola: non entrate mai in una delle suddette sale e dite, magari ad alta voce, che “volete giocare a biliardo”; nel migliore dei casi vi sorrideranno con sufficienza, altrimenti vi accompagneranno gentilmente alla porta, perché il biliardo “tecnicamente“ non esiste, ma esiste una galassia di discipline che hanno la stessa origine (francese la leggenda più accreditata).

C’è il cinque birilli con tutte le sue varianti, specialità italiana per eccellenza, ci sono le boccette, c’è il pool (americano), che ha reso celebre lo “spaccone“ Paul Newman, c’è la carambola.

biliardo palle

A colpo d’occhio potrebbe sembrare la stessa cosa ma in realtà ci sono differenze di gioco, di regole e di impostazioni, che hanno una radice culturale, perché il biliardo è fatto di cultura, cultura che differisce da popolo a popolo.

Nell’ottocento, i governatori delle colonie britanniche si insediavano nei loro palazzi nelle provincie dell’Impero, solo quando era stata allestita la sala del biliardo, ma anche cultura in senso stretto … una partita di biliardo è un concentrato di matematica e fisica, il tavolo è un quadrato per due, che si presta ad infinite combinazioni di traiettoria rettilinea o ad effetto, ogni mossa è trigonometria applicata.

Tra gli aforismi, non per niente il più celebre è quello di Newton: “se vuoi comprendere il cosmo devi almeno saper giocare a biliardo”.

Questo sport è un allenamento continuo per la testa e anche per il corpo; insegna il coordinamento, l’equilibrio, la postura oltre che il rispetto per l’avversario, la sfida intelligente senza scontro fisico, dove si impara a tenere sotto controllo lo stato di tensione.

Per quanto riguarda le origini, fra storia e leggenda, è una polemica che si trascina fin dal Settecento, da quando il biliardo ha cominciato a diffondersi in Europa come passatempo di principi e signori.

Chi l’ha inventato?

A contendersi l’origine, Francia e Inghilterra e qui si apre il giallo, perché, secondo gli storici il tavolo verde è nato alla corte di Luigi XIV, dalla necessità di giocare a croquet anche nei mesi invernali senza sporcarsi.

Le etimologie del nome partono dall’altra parte della manica; un filone di appassionati fa risalire la parola a Bill Hart, falegname londinese inventore del tavolo e quindi del gioco.

Una seconda versione vede l’origine nelle parole “ball” e “yard”, ovvero palla giocata con il bastone.

I francesi rispondono con “yard” inteso come il metro di legno che i sarti parigini usavano all’occorrenza per tirare due colpi alle boccette.

Il cinema ci ha fatto sognare; il grande schermo ci ha regalato ”Eddy lo svelto“ e successivamente nel “Colore dei soldi” un nuovo giovane spaccone, Tom Cruise.

In Italia ad aver portato al cinema il biliardo è stato Francesco Nuti (grande appassionato di panno verde anche nella vita) con la trilogia “Io, Chiara e lo Scuro”, “Casablanca Casablanca“ e il “Il Signor Quindici Palle”.

biliardo cinema

Infine il mitico Ragionier Fantozzi e l’epica sfida nella villa del mega direttore, Duca Conte Catellani.