HELLO WORLD: SALUTI DAL MONDO
I saluti, o il salutare, oltre ad essere un atto di buona educazione è fare spazio.
Le nostre preoccupazioni, gli impegni serrati della giornata, vengono magicamente accantonati nel momento in cui ci disponiamo al saluto .
Facciamo spazio all’altro.
Semplicemente, accantonando un pensiero riduco il mio “io” e faccio posto al “tu”.
Materialmente ti guardo negli occhi, ti sorrido e recito una formula accompagnata da un gesto.
Togliere o negare i saluti è una grande offesa; il saluto è un gesto sacro, un rituale dovuto e necessario…nel riconoscere l’ altro compio un atto essenziale.
La modalità con cui lo si effettua diventa una tavolozza dai mille colori:
Paese che vai, usanza che trovi!
In Russia tutto si riassume in una semplice stretta di mano purchè molto vigorosa ed avvenga dentro casa e non sulla soglia; severamente vietato sorridere, ad un primo incontro sarebbe di cattivo gusto.
Nei paesi dell’ America Latina ci si bacia; una sorta di guancia a guancia, così come in Medio Oriente, obbligatorio fra gli uomini ma vietato fra donna uomo.
In India la stretta di mano è delicata e riservata soltanto fra persone dello stesso sesso, mentre quando incontriamo una persona anziana la tradizione impone che ci si chini a toccarle i piedi.
Altra tradizione in Giappone, paese della delicatezza, qui ci si inchina e ne esistono ben tre tipologie diverse a seconda dell’occasione; l’eshaku per le occasioni informali, il keirei quando , chi abbiamo di fronte, è ad un gradino più alto della scala sociale, mentre il saikeirei è riservato ad occasioni e personalità importanti.
Il Pagmamano è il tipico saluto delle Filippine riservato alle persone più anziane; si avvicina la fronte alla mano della persona che si vuole salutare e si preme la fronte contro di essa, come una sorta di benedizione.
L’ uscire da se stessi implica apertura e dipende da chi porge il saluto, da chi lo riceve e dal contesto usando un ” tu” un ” salve” o un ” lei” che definiscono il livello di vicinanza.
I gabbiani per salutarsi girano il capo evitando così di mostrare la maschera nera e le cicogne rivolgono il becco all’indietro ,per volgere da un’altra parte le potenziali armi di offesa.
Il gesto del saluto arriva al cuore di chi lo riceve, è un simbolo, giunge come antidoto al senso di estraneità, può contenere l’ augurio di un’ esperienza e al momento del congedo apriamo il cuore mostrando l’impronta che è rimasta da parte di chi ci lascia.
E’ l’anticamera dell’accoglienza, inclusione e integrazione.
Saluti!