UNA COSTELLAZIONE ARROTOLATA: IL DRAGO

” Da qui si doveva cominciare: il cielo…finestra senza davanzale , telai, vetri. Un’ apertura e nulla più ma spalancata…” ( W. Szymborska).

Impegnati ad ornare ed impreziosire il nostro metro quadro di erba a tal punto da dimenticare, talvolta, di alzare la testa e con lei lo sguardo, imbattendoci in un tetto sferico, una cupola blu dark, cesellata da un numero infinito di chicchi lucenti.

Le stelle incuriosiscono gli scienziati, ispirano i poeti e affascinano gli uomini da sempre.

Dopotutto l’ attrazione esercitata dal cielo è estremamente potente , troppo, perché i nostri occhi e le nostre menti possano resistervi senza rimanere imprigionati in questo gioco di luccicanza e incantevole magia.

Può destare timore l’ idea di inesistenza ma in una realtà costituita da spazi infiniti e tempi lunghi , miliardi di anni, questa è la condizione umana: oggi si esiste, domani non più.

La stessa esistenza altro non è che un minuzioso frammento di quel Tempo eterno che è il cielo stellato.

Tra stelle polari e galassie , con la coda posta fra i due carri e la testa sopra a Ercole, ecco svelarsi una delle costellazioni più estese , quella del Drago, definita circumpolare poiché visibile in qualsiasi notte durante l’ anno sopra l’ orizzonte; le sue stelle non tramontano mai ed ha un posizione centrale rispetto a quelle zodiacali.

Queste due caratteristiche, uniche, hanno portato a rintracciare nei draghi il simbolo dell’ eternità, della vigilanza e della conoscenza.

E’ una delle più grandi della volta celeste; il gruppo della testa è formato da quattro stelle e una delle più luminose è Eltanin che possiede una grande importanza storica, poiché, fu proprio misurando la parallasse di questa che James Bradley scoprì il fenomeno dell’ aberrazione della luce che costituisce una delle prime prove della rotazione della terra intorno al sole.

All’ inizio, la costellazione , veniva associata ad un serpente o in alcune circostanze ad un ippopotamo e nell’ antica India ad un coccodrillo.

La forma del drago è originaria della Mesopotamia, da sempre attenta agli studi astronomici a tal punto da identificare non solo un drago ma un dragone alato; successivamente le ali vennero eliminate da Talete e accorpate per formare le due costellazioni limitrofi , quella dell’ Orsa Maggiore e dell’ Orsa Minore.

Nei miti greci, il Drago compare nel ciclo delle imprese compiute da Ercole, l’ undicesima fatica, con la quale Euristeo aveva imposto all’ eroe di recuperare dal giardino delle Esperidi dei frutti.

Il mostro era posto a custode della pianta dalle mele d’ oro che era in dono della terra in occasione delle nozze con Zeus.

Secondo un’altra leggenda, il Dragone era schierato con i Titani durante una guerra contro gli Dei dell’ Olimpo; dopo dieci anni di conflitto ingaggiò uno scontro con la Dea Atena che riuscì a scagliarlo in cielo, nei pressi del Polo, dove rimase impigliato.

Viste le basse temperature , il Drago si congelò esattamente in quella posizione e i cristalli di ghiaccio che si formarono diventarono le stelle che oggi vediamo e che compongono la costellazione.

Fra gli antichi Sumeri questa galassia insieme a quella dell’ Idra e di Ercole era già nota; nella figura di quest’ ultimo essi identificavano ilo Dio Marduk che aveva affrontato il mostro Tramat.

Anche il lontano Oriente vanta un ampio ventaglio di leggende; soprattutto nella cultura cinese il Dragone è un simbolo pregno di significati.

In esso si incarnano diversi principi in contrasto fra loro; il potere divino e quello infernale, la creazione e la distruzione , il bene e il male, la pace e la guerra.

Le stelle del Drago sono numerose e la più brillante è la Beta Draconis e l’ Alta Draconis , nota come Thuban ( ” Basilisco” dal nome arabo della costellazione) che è di particolare interesse perché è stata una stella polare del passato ed è una stella bianca distante poco più di trecento anni luce e trecento volte più luminosa del sole.

Copiose in questa galassia le stelle doppie , ovvero coppie di stelle legate fra loro dalla forza di gravità che se osservate poco attentamente possono essere scambiate per un’ unica unità.

Con l’ indice puntato in alto, osserviamo il cielo ed esprimiamo un desiderio.

Francesca Valleri