Roberto Capucci nasce a Roma nel 1930. Ha vestito Carla Fracci, Marilyn Monroe, Valentina Cortese e il Premio Nobel Rita Levi Montalcini; ha disegnato i costumi per Silvana Mangano e l’Arena di Verona lo ha chiamato ad ideare i costumi per le “sacerdotesse” della Norma, in onore alla Callas.

abito Roberto Capucci

A vent’anni apre il suo atelier in via Sistina, a ventuno presenta, per la prima volta le sue creazioni a Firenze, nella residenza di Giovanni Battisti Giorgini. A ventitré anni partecipa con altri stilisti alla prima sfilata presso la Scala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze.

Da qui in poi un successo inarrestabile. La creazione della “Linea a scatola“, autentica rivoluzione da un punto di vista stilistico, il Premio Oscar della Moda, quale miglior creatore, l’esposizione alla Biennale di Venezia. Consacrato da Dior per l’originalità delle sue creazioni, “il miglior ideatore della moda italiana“. È definito lo stilista-sculture, colui in grado di maneggiare i tessuti come materiali da plasmare, un sarto-designer che rende le silhouette delle forme geometriche, adoperando “solo” stoffa e creatività. Volumi mai visti, colori audaci, proporzioni inedite che lo condurranno alle sue sperimentazioni con materiali inusuali come la rafia e il bambù. Ha dato voce alla seta.

volume abito Capucci

È stato in grado, durante un’esposizione a Roma, di rivoluzionare anche lo schema tradizionale della passerella. Faceva uscire modelle dai capelli naturali, prive di trucco e con scarpe a tacco a basso.

Per Capucci la “bellezza” deve essere alla portata di tutti. Le sfilate sono rivolte ad un numero chiuso di invitati, strette nella morsa del compromesso tra profitto e creazione, un’élite che non lascia immaginazione. Da qui la decisione nel 1980 di dimettersi dalla Camera Nazionale della Moda, decidendo di presentare le sue collezioni come personali d’artista, realizzandole senza seguire calendari e scadenze. Si apre un nuovo percorso espositivo fatto di musei e mostre dirette ad un pubblico ampio e variegato. È nel corso di questo nuovo inizio, che prende vita un abito storico dalla linea a scatola in taffetas Viola dal taglio inusuale. Oppure, quello in mostra al Philadelphia Museum, così originale da apparire nella pubblicità della Cadillac (1957).

A chi oggi gli domanda cosa sia la moda, risponde: “Un grande amore, è un grande virus, … ancora oggi disegno tutti i giorni, non ne posso fare a meno. Ne ho bisogno, è uno sfogo”. Ricerca, sperimentazione, cura dei dettagli, innovazione: questi i punti cardini delle opere di Roberto Capucci. Quando la moda incontra l’arte, come in questo caso, è come trovarsi difronte un architetto dalle forbici e filo che  “addomestica” seta, rafia, plexiglas, ottone. Si concede il lusso di essere libero e sganciato dalle regole commerciali e pubblicitarie, fuori dai grandi clamori, percorrendo la ricerca della bellezza.

abito seta rosso Capucci

Capucci è un’audace sperimentatore, amante dell’arte, dove le sue geometrie e i suoi volumi traggono ispirazione dalla natura. Un esempio per tutti l’abito Nove Gonne realizzato con taffetà rosso, che si sviluppa in nove gonne concentriche con tanto di strascico, ispirato al gioco dei cerchi quando si butta in acqua un sasso.

Oggi che senso ha l’espressione “essere alla moda”: “nessuno! Quando una persona è alla moda in realtà è già demodé. La moda deve essere una cosa individuale”.