N° 1: LE BATELEUR
Arcano numero ” 1″, le Bateleur, porta un cappello a forma di infinito, ha una muscolatura disarmonica, grandi potenzialità, poco controllo sulle sue azioni, è curioso e impetuoso.
Il Bagatto è rappresentato come un giovane uomo, abbigliato di un costume variopinto in cui spicca il color rosso, simbolo di attività e spesso il suo giubbotto ha cinque bottoni, numero che nella visione iniziatica rimanda alla Quintessenza cioè all’ originale Spirito Divino.
Sul capo, i simboli del suo potere, a volte corone di gloria, altre un cappello perlopiù a forma di otto, numero dell’ infinito, così da sottolineare la connessione del suo intelletto con lo spirito; sostanzialmente se trasportato sul piano umano, il Mago viene interpretato come l’ onnipotenza dell’ individuo che crea dal nulla il suo destino o come l’ atto iniziale di una nuova avventura sia essa amorosa, creativa o lavorativa.
L’ ” 1″ cammina in posizione eretta con orgoglio.
Gli stessi testi sacri sono costellati di numeri che spesso non devono essere computati; nella Bibbia per prima cosa un numero esprime una quantità e sotto questo aspetto assomiglia all’ uso che noi attribuiamo nel nostro quotidiano, quando si legge che il profeta Elia predisse una siccità di tre anni in Israele o che Salomone pose dodici governatori incaricati di dirigere il palazzo un mese ciascuno. ( 1 Re 4,7)
Cela una declinazione simbolica, atta a esprimere un’idea, un messaggio distinto da sé; l’ unità è l’ ” 1″, la cifra della divinità per eccellenza, Dio è unico, ” Ascolta Israele, il Signore è nostro Dio, il Signore è uno”. ( Dt
Esclusività, primato, eccellenza.
Per Pitagora fu saltato a piè pari, escluso da ogni qualsiasi ragionamento e ipotesi teorica poiché rappresentava una cifra ” anomala”, parimpari, né pari ( femminilità, oscurità e male) né dispari (virilità, luminosità, bene) tant’è che se sommato al un primo lo trasformava in dispari e viceversa.
La tradizione considera il pensatore tra i primi ” visionari” capaci di concepire le cifre come entità astratte: ” tutto è numero”, tutto può essere ridotto e declinato a relazione numerica contagiando ogni campo di indagine, dalla geometria alla musica, attraversando l’ intero cosmo.
La leggenda narra che la questione ebbe principio dalla bottega di un fabbro che divenne motivo di ” ascolto” durante le sue passeggiate ; suoni squillanti prodotti dai martelli che picchiavano sulle incudini e la domanda per cui alcuni risultassero armonici e altri no.
I responsabili erano i diversi pesi sui martelli; scoprì, sperimentando il tutto all’ atto pratico su un monocorde, quello che oggi si chiama ” intervallo di ottava” e dividendo la corda poi in tre, quello di ” quinta ” e poi ” quarta”.
” Semplicemente” aveva dato vita e nome alle frequenze e ai suoni della scala diatonica.
Benché poi la teoria pitagorica sia stata sconfessata da quella scoperta chiamata dei ” numeri razionali”, dalla sezione aurea e la sequenza di Fibonacci, il numero “1 ” perdura nel suo ruolo di sorgente di tutto ciò che permane giacché da esso nascono forme, dimensioni, spazio e colori; coincide con il punto, medesima interpretazione di Dante che, nella stesura della Divina Commedia lo identifica con l’ espressione della completezza.
Leggendo il capolavoro, sono numerosi i passi dove il Sommo mostra di trovarsi a proprio agio con astronomia, geometria, aritmetica, tanto che quando deve utilizzare una metafora o una similitudine non ha nessun ripensamento a sceglierla in ambito matematico e non ha alcuna ombra di dubbio che i suoi lettori, anche futuri, saranno in grado di apprezzarla, dando vita così, a ripetuti riferimenti numerici che hanno valenza strutturale, terzine di endecasillabi con rime incatenate, cento canti distribuiti in tre cornici, nove cerchi, sette cornici e una simbolica per dare significato ai numeri che si ripetono; partendo proprio dall’ ” 1″, generatore di vita, Pienezza e unicità del Cristo, della Chiesa e del genere umano.
Anche l’ arte sembra piegarsi e soccombere al re indiscusso delle cifre, facendo conti aperti con la matematica: ” Per me rimane una questione aperta se questo lavoro appartiene al regno della matematica o a quello dell’ arte”. ( Escher)
La partita invece sembrerebbe essere chiusa per il pittore americano Robert Indiana, soprannominato l’ artista dei segni che proprio alle cifre ha dedicato un’ intera serie partendo dal primo; fascinazione in carne e ossa per i numeri, il loro potere, la loro combinazione, sottolineando la varietà dei significati ai quali potevano assurgere vuoi per risonanza personale legata a eventi della propria esistenza sia al ciclo stesso della vita, dove il numero ” 1″, dipinto di rosso e blu rappresentava la nascita e lo zero la fine dei giochi, il tanto temuto ” game over”.
La stessa vita è concepita da numeri: nove i mesi della gestazione, quattro gli anni per andare all’ asilo, sei quelli per la scuola, poi altezza, peso…i numeri della carta di identità, del passaporto, il pin del bancomat, la carta di credito, il civico dell’ indirizzo, puk e password, voti a scuola!
E poi si giocano pure, tombola, lotto, schedine, gratta e vinci, fino al punto di darli!