LE “MADELINE” 2.0

Nel 2018, in un cassetto dell’ editore francese Bernard de Fallois, furono ritrovate le bozze inerenti al romanzo ” Le Recherche” di Proust, con tanto di correzioni e note ai margini di suo pugno.

Il tentativo, quello di calarlo nella nostra modernità per cui fa immediatamente sorridere l’ idea di immaginarlo scrivere al computer; l’ uomo delle madeline, l’ etimologo dell’ anima ci avrebbe consegnato fogli vergini da appunti ma saremmo stati orfani di molti e svariati dettagli.

Osservava il mondo al microscopio, amava la gigantografia della minuzia e se avesse scelto di zoomare con foto e video il paesaggio ci saremmo perduti pagine ricamate, se è vero che l’ immagine soppianta la fantasia.

Se avesse affidato il suo ” Tempo perduto” alla foto gallery del telefono, questa avrebbe definitivamente oscurato le madeline e quella sensazione vivida del ricordo, che in qualsiasi momento della vita, può sopraggiungere dall’ incontro di un profumo, colore, gesto.

” Le petite madeline”, ovvero la memoria involontaria evocata da un sapore; nello specifico quel morbido dolcetto inzuppato nel tè che sopravvive così a lungo anche quando ci sembra di non averne più memoria.

” Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato, io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me…di colpo aveva reso indifferente le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità…”.

La sua disarmante intuizione quella di aver compreso che olfatto e gusto erano il portale per il recupero dei ricordi e anche i sensi più sentimentali, soggettivi e meno trasmessibili.

Da quei pezzettini di dolce rinasce il piccolo Proust.

Quasi sicuramente, sarebbe stato infastidito, durante le sue consuete passeggiate nelle calli, dall’ orda barbarica di turisti armati di telefonini che prendono d’ assalto la sua cara Venezia, saccheggiandola in ogni suo angolo; a disagio nel vedere la ” fauna” umana ipnotizzata e china su un piccolo schermo, eternamente connessa, riconoscendo l’ inabilità di recuperare sensazioni, incapace di osservare, prigioniera del tempo, lui che cercava l’ ” eterno” nel ” fiore” dell’ istante.

” Cercate di conservare un lembo di cielo sopra la vostra vita”.

Oggettivamente ossessionato dal desiderio di dominare il tempo, il suo ” Alla ricerca del tempo perduto” altro non è che quel sogno proibito, gridato contro ” Cronos” che passa inesorabile con infinito senso di ribellione contro tutte le cose che finiscono.

Una spiccata indole femminile e una sensualità in transito, la sua, è stato in grado di fare della bellezza della disparità un privilegio.

Non sapremo mai se oggi avrebbe continuato a scrivere o meno; per colpa di un finto perbenismo e della dilagante superficialità, dove è il politicamente corretto a determinare una distinzione manichea fra ciò che è lecito dire e ciò che è severamente vietato, pena lo stigma ( a vita) di intollerante…chissà se sarebbe sopravvissuto all’ epoca della libertà tracimata in dissolvenza ma non a quella del vocabolario.

Ma questa è un’ altra storia.

Francesca Valleri