I LIBRI BRUCIANO A 451° FAHRENHEIT?
Sognare un incendio non può essere annoverato fra i bei sogni; vedere andare in fiamme tutti i libri, un incubo.
Quelle pagine di carta sono come individui in carne e ossa, talvolta una persona amata, riflessione ed evoluzione personale, conforto e compagne di vita dagli effetti collaterali irreversibili: creano dipendenza.
Consolanti e consolatori donano sollievo nella vastità a patto di andargli incontro come se fossero una folata di vento, talvolta inaspettata.
” Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive”. ( R. Bradbury)
I libri emanano magia e secondo Freud questa e le parole in principio erano la medesima cosa…perciò ci chiudiamo ermeticamente a doppia mandata dentro di loro, sono carne viva.
E’ un dovere morale, etico e civile, ricordare l’encomiabile azione dei monaci, durante il Medioevo, che salvarono opere dalla distruzione, ricopiandone i testi; il passaggio da società a civiltà avviene anche attraverso l’ amore, la cura e il rispetto per la cultura.
Non c’erano frati purtroppo ma un apposito corpo dei vigili del fuoco impegnato a bruciare qualsiasi volume nello scenario di ” Fahrenheith 451″ , incasellato in un tempo imprecisato, certamente un futuro posteriore al 1960, nel quale solo il fatto di leggere e possedere libri costituiva già una fattispecie di reato.
“451” la temperatura alla quale i volumi ardono; ” 451″ la temperatura alla quale l’ uomo perde se stesso.
Come Orwell, Bradbury ha anticipato un futuro neppure troppo estraneo, in cui l’individuo passivamente soggiace alla società e la cultura si trasforma in minaccia… ” era un piacere bruciare tutto” ma a differenza di ” 1984″ l’oggetto della distopia non è un governo bensì una società che non si comporta come una ” massa di individui ben distinti” piuttosto un organismo a sé stante livellando non solo le peculiarità ma trasformandole in anticorpi: il diverso va estirpato.
Perché i libri fanno ancora rumore?
Perché le pagine continuano ad essere identificate quale rifugio, come i grandi classici, che dimostrato il valore nonostante il trascorre del tempo, si ergono a porti sicuri; perché dentro ogni riga si cela una parte di noi, talvolta ancora non conosciuta; perché il leggere implica il silenzio e bisogna accettare di trovarsi soli con lui e il libro e iniziare la navigazione; perché la meta probabilmente non sarà quella prevista ma il viaggio risulterà una scoperta, per cui, doveroso abbondare il conosciuto in virtù dell’ ignoto; perché un libro non solo può essere efficace nell’ ampliare le proprie competenze ma modella la personalità, accresce il giudizio critico, aumenta l’abilità di valutazione, di dialogo , di rapportarsi con gli altri; perché un libro non semplifica e rispetta pedissequamente il principio che conoscere è agire; perché un libro è compagno in carne e ossa, sente e respira in grado però di ascoltare.
Le pagine possono aprire cuore, testa e anima; un libro può cambiare il mondo e la vita.
Esistono libri brutti?
” Non esistono libri belli o brutti ma libri scritti bene o scritti male”. ( O. Wilde)
L’incontro con un testo assomiglia un po’ ad un colpo di fulmine; siamo attratti dal titolo, da un colore di una copertina, da un sentiment del momento che ci porta, talvolta se non ci affidiamo alle recensioni, ad una scelta di pancia, dalle fattezze della carta e all’impaginazione, dall’incipit che risulta la prova del nove!
Insomma assomigliano alla stagioni della vita; capita e capiterà di nuovo che fra le mani ritorni un volume scartato ma che riletto dopo qualche tempo ci seduca oltremodo a tal punto da appropriarci del modo di pensare dell’autore, di provare le medesime emozioni, di utilizzare la fantasia proprio come lui.
Un mondo ancora ” sacro” dove l’intelligenza artificiale non ha sostituito gli editori, dove è presente, in parte intatto, il libero arbitrio di chi seleziona e di colui che legge; un plauso agli editori e alle librerie indipendenti che non soggiacciono alla legge della mera vendita, che urlano un ” no” alla cultura omologata e standardizzata assumendosi il rischio talvolta di essere rilegati in un minuscolo scaffale.
Il libro è viaggio, rimescolando le proprie energie e tornando sui propri desideri; è memoria e riposo permettendoci di prenderci cura di noi stessi; è felicità ” Leggere mi fa dimenticare me stessa ma la tempo stesso mi fa sentire più unica” ( The New Yorker); è un piccolo grande uragano in grado di sdrammatizzare le personali situazioni complesse in nome delle vicende dei personaggi; è un stimolo vivo, non votato alle risposte piuttosto a seminare occasioni di riflessioni.
” Non riesco a saziarmi di libri. E sì che ne posseggo un numero superiore al necessario…”. ( F. Petrarca)
I libri rappresentano una fede, donano coraggio, riscatto, offrono sfogo e non esiste non possedere tempo per farlo; rinunciare equivale a cessare di innaffiare una pianta, abbandonare il giardino, perdere se stessi.
Non sono ” semplicemente” oggetti, bensì esseri animati in grado di combattere l’ignoranza, muratori di consapevolezze, portatori sani di coscienza e anima, strumenti di pensiero ” La narrativa…ti costringe a imparare parole nuove, a pensare a nuovi pensieri”. ( N. Gaiman)
Per amore di verità, le pagine dei volumi non bruciano a 451 gradi Fahrenheit, probabilmente Bradbury si è confuso con i Ceslius; i 451° rappresentano la soglia di autoignizione ossia la temperatura che l’atmosfera è costretta a raggiungere perché un libro prenda spontaneamente fuoco.