I DUE GLADIATORI DI WIMBLEDON

” Il tennis usa il linguaggio della vita, vantaggio, servizio, errore, break… ogni match è una vita in miniatura”.

Un tempo rivali giurati poi grandi e stimabili amici.

Bjorn Borg, numero uno della classifica mondiale, quattro volte vincitore di Wimbledon, sangue freddo nordico ( svedese), con il rovescio bimane ( ex giocatore di hockey), dominò Parigi come nessuno mai, una vera e propria macchina da guerra, preciso e perfetto sotto ogni aspetto.

Nel suo bagaglio nessun colpo ad effetto, così come nel comportamento, indifferente, quell’ indifferenza che mostrava dopo aver incassato un punto; gli ” umani” si alteravano, si emozionavano, lui no, imperterrito e imperturbabile si muoveva ” un punto alla volta”, con la contezza di colui che voleva essere a tutti i costi il migliore del mondo.

Occhi verdi, capelli biondi, cinico; un angelo che al posto delle ali possedeva racchette, concentrazione e resistenza.

Superstizioso: alloggiava nella stessa camera di albergo, si allenava sullo stesso campo, noleggiava la medesima auto di anno in anno, dormiva a basse temperature affinché il ritmo cardiaco scendesse sotto i cinquanta battiti, non calpestava mai la riga di fondo campo, convinto che portasse sfortuna e al seguito sempre una cinquantina di racchette dall’ incordatura tiratissima.

Borg, l’ imperatore, non sbracciava, non sporcava, nessuna fatica, minuzioso e vigile…un alieno.

John Patrick McEnroe ( americano), la nuova promessa del tennis, secondo in classifica, rincorreva il suo primo titolo, definito dal New York Times ” il peggior rappresentante dei valori americani dai tempi di Al Capone”, ha concluso la sua carriera con settantasette vittorie nei tornei di singolo, personificazione esatta di genialità applicata allo sport.

Capacità tecniche da vendere, sarà ricordato per l’ audacia e gli attacchi di rabbia che gli hanno sempre permesso di mantenere alta la concentrazione e impressionare l’ avversario e che hanno dato origine al suo mantra ” Non puoi essere serio”.

Mancino, è stato in grado di far passare come ” lento” Borg!

Speciale sul campo, sguardo birichino, atteggiamento indisponente, agile e leggero, coraggioso, era un perfetto direttore d’ orchestra.

Introdusse una modalità di servizio rivoluzionaria, spalle a rete; dicevano ” prova a servire come McEnroe e ti verrà la cervicale dopo due giorni !”

Un tennis senza schema il suo, assimilabile all’ arte dell’ improvvisazione ( non ha mai avuto un preparatore), un giocatore d’ azzardo dal piglio irriverente.

Campo centrale di Wimbledon, la cattedrale del tennis, i due giocatori più forti del mondo, la rivalità perfetta, la tempesta perfetta; uno giocava da fondo campo, l’ altro a rete, il ghiaccio da una parte, dall’ altra il fuoco.

Uno show epico, una sfida crudele, una battaglia infinita, nessuna finale maschile mai finita con un tiebreak al quarto set, con Borg in vantaggio di due.

Era il 5 luglio del1980.

Dopo tre e ore e cinquantatré minuti di gioco, Borg con una risposta vincente conquisterà due match point; sarà sufficiente uno solo, la voleé di McEnroe non risulterà definitiva e il rovescio dello svedese lo farà prigioniero.

Quinto titolo per l’ imperatore, vittoria rimandata all’ anno successivo per l’ americano ma quando lo sconfitto gioca un match memorabile capace di mettere in crisi l’ imperturbabile vichingo allora entra di diritto nella storia.

” Giocare con Borg era come farsi prendere a martellate, McEnroe invece una lama affilata, un taglio qui, uno lì e anche se le ferite inferte non erano profonde, ti trovavi dissanguato”.

Quindicimila spettatori in platea, in attesa dei due gladiatori, lo svedese acclamato all’ ingresso, l’ americano fischiato.

La rivalità fra i due ha certamente modificato il mondo del tennis ma ha trasformato anche le loro persone.

” Questi due giocatori hanno guardato dentro la canna del fucile e sono ancora vivi…entrambi avevano la capacità di spingersi ai limiti e perfino di superarli, una peculiarità di coloro che hanno raggiunto grandi risultati, hanno finito col fare i conti con se stessi e i loro demoni”.

Questione di cuore e lì ce ne era da vendere.

Borg portava a casa la sua quinta sinfonia e McEnroe veniva per la prima volta acclamato dagli spalti.

FrancescaValleri