DAL PAPIRO ALL’ EBOOK

” I libri ci danno un diletto che va in profondità, parlano con noi, ci consigliano , si legano a noi in una sorta di familiarità”…Petrarca riassumeva così quei tesori di carta, mentre Erasmo Da Rotterdam ” quando ho un pò di denaro , compro libri e se me ne avanza compro da mangiare e da vestire”.

Appare evidente che tali affermazioni non abbisognano di dissertazioni e approfondimenti ma sintetizzano efficacemente quanto la manifestazione scritta del pensiero umano sia stata, è e sarà imprescindibile dall’ evolversi della civiltà, quanto meno secondo gli attuali canoni evolutivi.

In principio furono le biblioteche orali, poi le collezioni di volumi materiali.

Biblioteca da ” biblion”, libro di carta in greco,” liber ” libro in latino.

Nella produzione di libri fu decisivo , storicamente, il tipo di materiale disponibile; bambù, papiro, canapa, stracci, pelli di animali.

L’ abbondanza di questi ultimi, soprattutto bovini ed ovini, influenzò la produzione della pergamena ( dalla città di Pergamo) dove da una sola pecora si ricavava un singolo foglio.

Secondo alcuni scrittori, esiste quasi una correlazione fra la disponibilità di materia per scrivere e la vivacità della produzione letteraria; stando ad Erodoto, nella Grecia del 500a.C. lo scambio commerciale di grandi quantitativi di papiro, con l’ Egitto, permise una straordinaria proliferazione di opere letterarie.

La più grande biblioteca di rotoli di tutta la storia, fu collocata, ovviamente, a poca distanza dalla principale riserva di papiro: Alessandria d’ Egitto, il cui scopo era estremamente inclusivo e internazionale, mettere insieme rotoli librari di tutti i paesi e le lingue conosciute ( si parla di mezzo milione di rotoli).

Si narra che ogni volta che una nave entrava in porto con dei rotoli, questi venivano portati alla biblioteca per essere copiati; gli originali rimanevano ad Alessandria.

Tale ” politica” in qualche modo fu ricopiata dalla Francia del Millecinquecento, quando Francesco I obbligò, stampatori ed editori, a non poter vendere un libro se prima una copia non veniva donata alla biblioteca reale.

Sulla distruzione della biblioteca di Alessandria ci sono fiumi di inchiostro, dall’ incendio accidentale, alla devastazione dei romani ,a quella del califfo Omar; probabilmente la semplice autodistruzione, come sostengono recenti ricerche, essendo il papiro un pessimo materiale soprattutto in un ambiente umido come il delta del Nilo .

La ricerca del miglioramento dei materiali fece sì che il passaggio dai rotoli ai fogli di pergamena fosse inevitabile, sia per la possibilità per quest’ ultima di essere tagliata e piegata , nonchè scritta su entrambi i lati e i singoli fogli cuciti a cerniera ( primi codici).

Il Medioevo alla nascita delle biblioteche monastiche, quasi tutte annesse alle cattedrali e ai monasteri; prende vita la grande tradizione degli ” scriptoria”, dove i libri venivano copiati e miniati.

E’ indubbio che la cultura monastica contribuì in maniera preponderante al diffondersi delle biblioteche.

Con l’ arrivo della stampa, successivo a quello della carta , della quale i cinesi per circa sette secoli avevano mantenuto il segreto quasi ad assicurarsi il monopolio, simile a quello che i Tolomei avevano esercitato con il papiro, l’ abbondanza di libri cominciò ad essere alla portata di più classi sociali e gli stampatori , principalmente europei, sfruttarono i canali del commercio internazionale ( la Fiera del Libro di Francoforte risale al millequattrocento).

C’è da interrogarsi sull’ uso della biblioteca…

Molteplici le risposte: simboli di potere e prestigio, luoghi di istruzione ed apprendimento, fonti di nutrimento per lo spirito, tentativi di preservare l’ ordine in un mondo caotico, organi vitali della civiltà, manifestazione democratica del sapere.

Ognuno di noi possiede la sua personale risposta , forse logica consequenziale al rapporto che ha con la lettura e alla sua plastica manifestazione; libri cartacei, ebook, giornali.

La recente digitalizzazione oltre ad essere un’ ottimale tecnica di conservazione, semplifica la reperibilità e l’ accesso da qualsiasi parte del mondo ma siamo certi che i dati digitali possano resistere al tempo o che i supporti tecnici necessari alla visione non si modifichino con l’ obsolescenza e le nuove tecnologie?

Internet ha rivoluzionato la biblioteca , non solo per quanto riguarda l’ archiviazione e la ricerca ma soprattutto per il cambiamento di atteggiamento del fruitore finale con l’ interdisciplinarietà e la semplicità di consultazione.

Di converso la rete può rappresentare una ” facilità” pericolosa per la maggior parte degli utenti, mettendoli di fronte ad una enorme dispersione di contenuti e risorse in parte incontrollate.

La biblioteca, la ” public library” , riferendoci alla definizione anglosassone , al tempo di internet si trova ad un bivio; affrontare la necessità di valorizzare il patrimonio dall’altro incrociare le nuove possibiltà di ” vivere” la libreria non solo con la conservazione ma anche con l’ interscambio di opinioni e momenti di socialità.

Francesca Valleri